È forse eccessivo affermare che Gerusalemme, la città santa per eccellenza, madre del cristianesimo storico: compendio di mille- settecento anni di scavi archeologici e di stratificazioni edilizie sacralizzate, sia in procinto di cambiare volto; ma è fuori dubbio che il programma museale di recente elaborato con il decisivoconcorso dei solerti custodi di Terra santa, e non solo, contribuirà a modificare l’assetto cittadino – volendo usare una metafora analogica – così come la punteggiatura e gli accenti nei confronti di un brano letterario che, pur di eccelsa fattura, ne sia tuttora privo. Tali si profilano infatti, a dire di fra’ Pierbattista Pizza balla, le sei sedi museali in progetto, destinate a completare plastica- mente il visivo quadro sacro di Gerusalemme.
Di strada, a dire il vero, se n’è fatta nel tempo e nello spazio per giungere con naturalezza alla vigilia del citato progetto non solo architettonico, che investe (nei limiti della sola città vecchia), uno spazio di natura edilizia di quasi duemila metri quadri. Vale a dire, volendo essere più precisi, le zone ubicate rispettivamente:
a) nei pressi del più antico convento francescano della Flagellazione, sede attuale del piccolo Museo Archeologico;
b) nella sede del Convento di San Salvatore, che ospiterà il museo storico-artistico con i tesori della Custodia di Terra santa, comprensivo del patrimonio artistico e storico raccolto nei secoli della presenza cristiana in Terra santa.
Ai quali saranno affiancate, come in una scacchiera gigante, ulteriori aree fuori della cerchia urbana: a Betlemme, Nazareth, Cafarnao, nonché nel meno noto, periferico quartiere denominato Ein Kerem.
Se n’è fatta, dicevamo, di strada da quando, nel 326, l’imperatrice madre, Elena, recatasi a Gerusalemme, si era adoperata per identificare i tre luoghi santi sui quali erigere altrettanti santuari: nella forma che, a dire dello storico Franco Cardini, si veniva adottando e privilegiando nella stessa Roma.
Vale a dire la forma della basilica a tre o a cinque navate, idonea ad ospitare gli uffici liturgici e le assemblee del culto.
Per non dire, sempre in relazione ad Elena, della Leggenda della Croce.
Troppo lungo, ricco e vario è il repertorio da esporre nelle nuove o rinnovate sedi museali.
Ci basti dire, tuttavia, che esso comprenderà, oltre all’ingente arredo riportato alla luce nel frattempo, l’in- gente e prezioso contributo devozionale dei potenti della terra, nel corso dei secoli di mezzo.